martedì 19 giugno 2012

Marrakech

 Per l'ennesima volta oggi mi sono fermato a parlare con uno di quei ragazzi che vendono oggetti di tutti i tipi sulle spiagge nostrane. Questa volta veniva dal Senegal, e diceva di chiamarsi Mario. Forse perchè ieri c'è stata una partita dell'Italia, e Mario in questi giorni è un nome sulle labbra di tutti. In ogni caso, mi ha detto che oggi gli servivano soldi, e che domani con quei soldi si sarebbe divertito: ignoro la fonte di tale divertimento. Comunque, gli ho chiesto come fosse il Senegal. Lui mi ha detto: "E' bello! Vacci!". Io gli ho mestamente risposto che dell'Africa ho visto solo il Marocco. "Quella non è Africa, è come l'Europa. Là sono tutti bianchi come voi". Lo sapevo già - del resto - che l'Africa nera non considera propriamente "Africa" il Maghreb. Li considerano bianchi, europei, francesi. Forse non a torto, mi dico. "Da noi è più bello - ha continuato - perchè bianchi e neri sono mescolati. Bello no?".
Del resto, andare in Marocco per un Europeo o un Americano è come vivere l'Africa in maniera edulcorata, civile, tutto sommato accettabile. Sono musulmani ma non troppo. Sono neri ma non troppo. Sono poveri ma non troppo. Fa caldo ma non troppo. Ora poi che le compagnie low-cost sono sbarcate a Marrakech, il turista attento farà bene ad affrettarsi, prima che anche la Città Rossa diventi come Taormina o Cortina d'Ampezzo (o forse lo è già diventata negli anni '80). Altrimenti dovremo accontentarci di una visione in fondo borghese, qualunquista e da clichet, simile al libro di Canetti su Marrakech: che è appunto velato di borghese discrezione, di fascino per l'esotismo, di paura a superare quei limiti imposti all'homo europeus da Carlo Magno e dal Cristianesimo.

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