venerdì 8 giugno 2012

Le fotografie di Stendhal

Nell'ottobre del 1828 Stendhal era in Lazio, e girovagava tra la campagna e l'Urbe con un gruppo di amici, alcuni servitori e molte carrozze. Era stato tante volte in Italia - che amava assai - e le sue memorie posteriori assommano viaggi fatti in epoche diverse, confondono le persone e i luoghi, costruiscono un mondo verosimile nel quale l'Autore ci porta per mano.
Agli inizi di ottobre dunque egli si trovava al lago d'Albano, vicino Grottaferrata. Così egli annotava il giorno 7:

"Qualche giorno fa, una delle nostre compagne stava riprendendo una veduta con la camera oscura". 

Niepce aveva fatto i suoi primi esperimenti fotografici appena due anni prima, e cerco ora di immaginarmi questa elegante signorina parigina a spasso per la campagna romana con il suo ingombrante apparecchio fotografico di legno e vetro. Stendhal l'avrà guardata divertito, dal fondo dei suoi occhioni scuri ed espressivi . Mi chiedo chi fosse quella ragazza, cosa stesse fotografando, che fine abbiano fatto quelle lastre impressionate con la luce del lago d'Albano. Chissà che ella non abbia fotografato Stendhal stesso, all'epoca già noto romanziere e poi console in Italia, a Civitavecchia. Chissà cosa è successo a quei fragili vetrini su cui era impresso un ricordo, un panorama, forse dei volti, alcune rovine romane, erbe selvatiche e animali al pascolo. Chissà pure se Stendhal - sempre così attento al correre del tempo - sia stato entusiasta di questa nuova scoperta francese, o la bollasse nella sua mente come una moda passeggera, che "cambia ogni 25 anni". Non trovo altri luoghi nelle opere stendhaliane dove egli parli di fotografia, e questa unica emergenza di una tecnica così nuova mi sorprende, mi affascina, mi fa sentire Beyle ancora più vicino alla sensibilità moderna. Ma come diceva egli stesso, i suoi scritti sarebbero rimasti incompresi dai suoi contemporanei, e sarebbero stati capiti appieno solo cinquant'anni dopo la morte dello scrittore.

Lettura consigliata: Stendhal, Passeggiate Romane, Milano 2004.

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